Durante il secondo incontro di
formazione abbiamo iniziato a parlare di feedback,
una tecnica comunicativa che permette di ridurre i conflitti e favorisce lo
sviluppo di un clima positivo in classe. Le principali obiezioni espresse dagli
insegnanti sono state:
- È un
modo di parlare poco spontaneo
- Le
persone non parlano così
- Mi
sento uno sciocco a rispondere così ad un alunno
- Se
inizio a parlare in questo modo i miei alunni mi prenderanno per pazza
- Non
parlo dei miei sentimenti agli alunni
In realtà la tecnica del feedback è
efficace proprio perché ci permette di riconoscere un nostro stato emotivo e di
smorzarlo esprimendolo piuttosto che agendolo.
Nella comunicazione “normale”
siamo abituati a predicare, fare domande per indagare emozioni, pensieri,
azioni… esprimere giudici, dare consigli, minacciare, ammonire, rassicurare.
Ascolto attivo e feedack ci portano oltre, verso una comunicazione autentica ed
efficace. All’inizio non è semplice, presuppone che si abbiano buone capacità
introspettive ed empatiche. Con la pratica diventa un modo di essere.
Ogni volta che un alunno
comunica con voi (anche attraverso il comportamento) lo fa perché ha un
bisogno, perché c’è in lui una tensione, vuole qualcosa, prova disagio… il suo
organismo è in uno stato di squilibrio.
Per ritrovare l’equilibrio
comunica con voi e per farlo utilizza un codice (verbale, non verbale,
comportamentale).
Il vostro compito è quello di
decodificare il messaggio in modo accurato. Il feedback serve a questo.
Ma facciamo qualche passo
indietro…
Tutte le persone, nelle
relazioni interpersonali, si trovano a vivere di volta in volta due sentimenti
diversi: accettazione e non accettazione. Ci saranno
comportamenti di un figlio, di un alunno, del partner, di un insegnante ecc.
che saranno accettabili ed altri che saranno non accettabili.
Il punto in cui si trova la linea di demarcazione tra le
due aree è diverso da persona a persona, non è statico e può spostarsi in su o
in giù nel corso di una giornata.
Tre fattori fanno salire o scendere la linea che separa i
comportamenti accettabili da quelli inaccettabili:
• Fattori interni alla persona: stato d’animo, condizioni di salute,
impegni di lavoro, stanchezza ecc. Ci possono esserci variazioni del mio
benessere interno, indipendenti dal comportamento dell’altro, che possono
influire sulla mia accettazione o non accettazione di un comportamento. Ad
esempio, se alla quarta ora di lezione posso essere meno tollerante rispetto
alla rumorosità della classe.
• L'ambiente: il luogo in cui si svolge il comportamento può
determinare i miei sentimenti di accettazione o non accettazione. Per esempio,
mentre mi va benissimo che i bambini giochino a pallone in cortile,
probabilmente non mi andrà bene che lo facciano in classe.
• L’altro: i miei sentimenti di accettazione variano ad esempio da un
alunno all'altro, a seconda dell'età, personalità, sesso, caratteristiche e
bisogni di quest’ ultimo.
Proprio per il fatto che la
linea di demarcazione tra accettabile e non accettabile non è fissa, è di
fondamentale importanza che l’insegnante sappia porsi le domande:
-
Questo comportamento chi danneggia?
-
A chi impedisce di lavorare?
Se la risposta riguarda l’alunno si interviene usando l’ascolto attivo.
Se la risposta riguarda l’insegnante si ricorre al feedback,
detto anche messaggio-Io.
Saper identificare
correttamente l’appartenenza del problema è essenziale per scegliere
l’applicazione della tecnica adatta a risolvere le diverse situazioni che si
vengono a determinare.
Comportamenti
accettabili
|
Esprimono un problema per
l’alunno (ma non recano danno: isolarsi, distrarsi, …)
|
Tecnica dell’ascolto attivo
|
Nessun problema
|
Non esprimono né causano
problemi: è la situazione ideale per l’insegnamento-apprendimento
|
|
Comportamenti
inaccettabili
|
Esprimono un problema per
l’insegnante (impediscono un lavoro sereno)
|
Tecnica del feedback o
messaggio-IO
|
I sentimenti di irritazione,
disapprovazione, rabbia, fastidio, frustrazione, risentimento sono i segnali
che ci indicano che il problema è il nostro e che è il momento di utilizzare il
feedback o messaggio-io.
Se un alunno si alza durante
la lezione, va a sedersi vicino al termosifone, poi si sposta verso il cestino,
butta la carta, ritorna al suo posto e striscia la sedia per terra..
probabilmente l’insegnante presente in aula inizierà a provare sentimenti di
inquietudine e fastidio.
La comunicazione utilizzata in
questi casi, generalmente è la seguente:
“Riccardo vai al tuo posto!”
Se l’alunno non ubbidisce (e
lo fa raramente) l’insegnante sentirà crescere il fastidio e probabilmente si
avvicinerà all’alluno dicendo frasi quali “stai disturbando la lezione, vuoi
smetterla o no?” – “Se non hai voglia di stare in classe puoi anche andartene
fuori” – “Sei sempre il solito, non capisco proprio cosa vieni a fare a scuola
se non hai voglia di studiare!!!”
Questa interazione lascia a terra almeno
due vittime: l’alunno che si sentirà
giudicato, colpevolizzato, incompreso e l’insegnante che rimarrà infastidito e
nervoso portandosi addosso lo strascico di un conflitto non risolto con tutto
quello che comporta a livello fisico (stanchezza quantomeno) e a livello
emotivo (frustrazione, sensazione di non essere un buono insegnante,
disinvestimento nel lavoro).
Il feedback vi offre una alternativa comportamentale che non
lascerà vittime. Con questa tecnica l’insegnante mette confronto i propri
sentimenti e bisogni con i comportamenti disturbanti dell’alunno ed offre una
alternativa comportamentale. L’alunno diventerà sempre più consapevole delle
conseguenze del suo agire e delle reazioni che questo determina negli altri.
In qualità di adulto è
importante che l’insegnante sappia comunicare in modo efficace quello che prova
(senza incorrere negli errori della comunicazione).
Nell’esempio precedente la
comunicazione poteva essere questa:
“Riccardo quando inizi a
camminare in classe mentre spiego provo molto fastidio perché mi deconcentro e
penso che ti stai stancando. Vorrei che tu mi avvisassi quando hai bisogno di
fare una pausa”.
La prima capacità da
sviluppare per dare un buon feedback è la capacità di riportare i fenomeni così
come essi si presentano nella realtà. Descrivere
i comportamenti non le interpretazioni di essi.
Dire ad un alunno “quando
disturbi in classe io mi sento infastidito…”
non è un buon feedback perché la frase contiene un giudizio e la
comunicazione è interrotta già in partenza.
Meglio è descrivere il
comportamento: Quando ti alzi mentre spiego – quando picchi con la penna sul
tavolo – Quando ti stendi sul banco….
Cercate di porre attenzione a
come utilizzate gli aggettivi: gli
aggettivi tendono a sottolineare delle qualità che spesso sono riconducibili ad
una percezione soggettiva. Evitate le generalizzazioni: termini come “mai” e
“sempre” sottintendono un giudizio e una valutazione personale.
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